monaca pienamente ordinata nella tradizione buddhista tibetana mahāyāna per il cammino di consapevolezza compiuto nella sua vita nel cercare di raggiungere l’ illuminazione nel quale ha trovato anche il tempo e il desiderio di curare iniziativa di confronto tra filosofia buddhista e filosofia occidentale. Un dialogo che, se condotto da ambo le parti nel rispetto reciproco dei principi basilari che caratterizzano entrambe e senza alcuna finalità di sincretismo, può aiutare l’Umanità nel cammino della salvezza o della liberazione; così come afferma anche il sociologo Frédéric Lenoir . Il Premio le viene assegnato in questo anno 2025 nel quale si celebrano i 100 anni dalla pubblicazione della raccolta “Ossi di Seppia ” di Eugenio Montale tenendo conto di quanto la lettura delle sue poesie -per ammissione stessa della Premiata-già dai tempi degli studi liceali, abbia fatto nascere in lei “il desiderio di confrontarsi con la sofferenza e con la mancanza di senso: “aspetti che sono l’incessante tono di basso, sommesso ma potente, che accompagna ogni impegno di trasformazione spirituale”. Riprendendo ancora alcune delle riflessioni che Veneranda Cristiana Champa Tsomo ha voluto condividere con chi scrive “é come se Montale, in alcune tra le sue poesie mostrasse di aver già preliminarmente assimilato e integrato gli studi che le esperienze meditative ci danno talvolta :effetti/istanti di incontro con l’ignoto…; come se i suoi versi offrissero perciò a noi un punto d’accesso per addentrarvisi. Montale espone infatti il suo personale stile liberatorio/allucinatorio con accenti di tale profonda eleganza e sincerità da evocare in noi la passione, l’amore per la consapevolezza originaria della “natura della verità”, come nel vocabolario buddhista la si chiamerebbe, e che sorge in tutti i viventi dalla stessa radice comune. Natura della verità, compassione e beatitudine sono aspetti sempre interconnessi nel pensiero buddhista,
Ven. Bikshuni Cristiana Ciampa Tsomo
