Alessandro Zaccuri

“Premio Montale Fuori di Casa” 2024 per la Sezione Critica Letteraria  ad Alessandro Zaccuri 

Autore di saggi di critica letteraria, e di romanzi, giornalista, curatore di collane, di antologie e di opere di scrittori quali Elio Fiore, Camillo Sbarbaro, Ray Bradbury e G.K- Chesterton, Zaccuri, lettore onnivoro e insieme raffinato, è anche un grande Comunicatore, un “raccontatore”; e chi lo ascolta mai vorrebbe smettesse di parlare, tessere e legare fra di loro concetti e citazioni, pensieri e riflessioni. 

Premiando per la Sezione Critica Letteraria non si vuole certamente dimenticare la sua opera di scrittore, di giornalista, ma rimarcarne l’eccellenza in tale ambito. Possiamo dunque ben dire che vale per  Zaccuri quanto Eugenio Montale, scrisse di Sergio Solmi: c’è in lui «tutto ciò che può chiedersi a un critico: l’ampiezza dell’informazione, l’acume psicologico, la sicurezza dell’orientamento, l’eleganza dello stile”.

Prerogative queste che, tutte, si ritrovano anche nei saggi critici di Alessandro Zaccuri scritti in uno stile personale e che mai si confonde con quello della recensione giornalistica “Citazioni pericolose: il cinema come critica letteraria (Fazi, 2000)”, Il futuro a vapore: l’Ottocento in cui viviamo”  (Medusa, 2004 ), In terra sconsacrata (Bompiani, 2008) e particolarmente  Come non letto” (Ponte alle Grazie 2017) sono solo alcuni esempi esemplari di quanto sin qui detto.  In quest’ultimo saggio, che reca il sottotitolo “10 classici + 1 che possono ancora cambiare il mondo” Zaccuri costruisce per il lettore un percorso critico attraverso la letteratura mondiale, suddiviso in dieci capitoli più uno .Affrontando altrettanti capolavori  della narrativa ne identifica anche le rispettive tematiche fondamentali: il sogno per Don Chisciotte, la vendetta per il Conte di Montecristo, il mistero per Moby Dick, il male per Dracula, e così via, attraverso autori come Dickens, Melville, Dostoevskij ed altri ancora. In queste pagine, in un stile fluido e accessibile, Zaccuri non solo aiuta il lettore a comprendere che dalla grande letteratura è  possibile attingere esempi di vita ancora oggi, nel nostro tumultuoso tempo presente, ma che essa non è un passatempo per privilegiati bensì un’esperienza fondamentale per il bene della società oltre che un piacere per il singolo lettore. 

Da questo punto di vista la sua idea di Letteratura non come qualcosa di fine a se stesso, ma di socialmente utile, non si distacca molto da quella di  Alessandro Manzoni per il quale: “Se le lettere dovessero aver per fine di divertire quella classe d’uomini che non fa quasi altro che divertirsi, sarebbero la più frivola, la più servile, l’ultima delle professioni”. 

Ed è ancora a Manzoni (che ne è il protagonista implicito) che Zaccuri fa riferimento in “Poco a me stesso” (Marsilio, 2022) nel quale, si interroga molto su quanto di vero, in un romanzo storico, possa nascondersi nel verosimile. “O – come egli stesso scrive – se si preferisce, di quanta menzogna sia necessaria per dire almeno un po’ di verità”.

Un libro che, come è stato giustamente notato, “solo all’apparenza può essere scambiato per un romanzo d’avventure ottocentesco sulla scia di Dumas, Dickens e Balzac ma che in realtà si rivela un raffinato gioco letterario, storico e linguistico, che ci parla di maschere, naturali o d’impostura, e del bisogno di fare i conti con la propria vera, intima identità”. Del resto il romanzo tutto ciò lo annuncia sin dal titolo, partendo da Manzoni e da un suo sonetto che recita “Poco noto da altrui, poco a me stesso / Gli uomini e gli anni mi diran chi sono”..

Ma chi è dunque, realmente, Alessandro Zaccuri, al di là della sua figura pubblica di clerc, di raffinato letterato e giornalista ? 

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