Per aver fatto conoscere in Italia e nel Mondo grazie ai suoi romanzi la verità sui genocidio armeno: un milione e 200 mila armeni sterminati nel 1915 a seguito dell’azione di pulizia etnica compiuta dalla furia dei Giovani Turchi. Un fatto storico che la Turchia, ancora oggi, per orgoglio nazionale e forse anche per timore di doverne pagare le riparazioni, non vuole riconoscere.
«Verso sera per le strade deserte / passa un carro cigolando. / Un cavallo sauro lo tira, dietro / cammina un soldato ubriaco. // È la bara dei massacrati che va / al cimitero degli Armeni. Il sole al tramonto distende / sul carro una sindone d’oro». Sono questi versi del poeta Daniel Varujan (1884-1915), arrestato a Costantinopoli la notte tra il 23 e il 24 aprile durante la sevket, la deportazione armena del 1915. Ed è proprio grazie a questo grande poeta, da lei letto e poi tradotto in italiano, che la professoressa Arslan ha riscoperto le proprie radici armene e, man mano che i ricordi della sua infanzia affioravano, sono maturati i suoi romanzi più famosi. Prima la Masseria delle Allodole, poi La strada di Smirne libri che raccontano la cruda verità dello sterminio del popolo armeno e infine Il rumore delle perle di legno, viaggio personale e contemporaneamente universale nella memoria della nostra storia recente. Una vera e propria Trilogia armena a cui non possiamo non aggiungere, Il libro di Mush (Skira 2012), emblematica storia di due donne che, durante il Metz Yeghérn (“Grande Male”) del 1915, traggono in salvo un antico volume miniato di oltre 20 kg.
Nel conferirle il “Premio Montale Fuori di Casa”, dedicato al poeta ligure, Nobel per la Letteratura nel 1975, testimone in alcune sue poesie della furia nazista della seconda guerra mondiale, premio che si aggiunge ai tanti che la Arslan ha ricevuto nella sua vita, si vuole rendere un ulteriore riconoscimento non solo ad una scrittrice di fama internazionale, ma ad una donna che, pur avendo raccontato con coraggio e sincerità uno dei peggiori crimini storici compiuti nei confronti di un antico popolo cristiano, non ha però mai smesso di professare l’amore come motore che muove “il mondo e l’altre stelle”, così come ha scritto uno dei suoi poeti più amati: Dante Alighieri.