Ervin László

“Premio Montale Fuori di Casa” Sezione In Limine al professor Ervin László, figura eminente nel panorama filosofico e scientifico internazionale, ampiamente riconosciuto per i suoi apporti nel campo della filosofia della scienza, gli studi sulla coscienza e per la sua teoria dei sistemi e l’evoluzione umana.

La decisione di assegnargli il Premio per la sezione IN LIMINE, presa in piena sintonia con il Consiglieri, di cui fanno parte il professor Carlo Ventura (già premiato nel 2022) e il professor Federico Faggin (nel 2023) e in collaborazione con il Consiglio regionale Emiliano ha  il fine di ribadire, in un momento storico di velocissimi e rivoluzionari cambiamenti in campo tecnologico e scientifico, una importante verità: noi esseri umani non abbiamo né avremo mai nulla in comune con le macchine, con i robot e gli androidi di ultima generazione; possiamo programmarli e usarli ma non lo siamo. E non basterà dare tempo all’ingegno umano perché possa riprodurre questa nostra complessità e persino superarla.

Come ha scritto il Fisico Federico Faggin fra un essere umano e un robot la distanza è incolmabile. In una macchina «non c’è nessuna ‘pausa di riflessione’ tra i simboli e l’azione, perché il significato dei simboli, il dubbio, e il libero arbitrio esistono solo nella coscienza di un sé, ma non in un meccanismo». Ciò che ci differenzierà per sempre dalle macchine pensanti è la Coscienza che è “irriducibile” fondamentale, ed esiste prima della materia.

Dannose, obsolete sono quindi le vecchie metafore che paragonano il nostro organismo ad una macchina, pur se magari meravigliosa, complessa e stupefacente. L’animale uomo è qualcosa di diverso. Nasce da un’unica cellula e il percorso che dalla cellula-madre porta all’individuo è una incredibile e costante danza tra genoma-biologia e contesto ambientale-relazionale.

Come spesso ha affermato il professor Carlo Ventura che il pensiero di Ervin László ben conosce, “Ogni nostra molecola è intrisa di vibrazioni meccaniche, elettriche ed elettromagnetiche, luminose. Nelle cellule le molecole si cercano e si incontrano non soltanto toccandosi, ma oscillando e sincronizzandosi tra loro. Ogni più piccola parte di noi genera informazioni a partire da quella stessa natura vibrazionale che è parte dell’Universo. Il nostro sentire più profondo va ben al di là di quanto il tatto, la vista e l’udito possano cogliere. Abbiamo oltre trenta triliardi di cellule nel nostro corpo, e queste si sentono, si percepiscono di continuo, in una sorta di danza che è anche vibrazione meccanica, in parte suono, ed è inscindibile dalle oscillazioni elettriche e da quelle elettromagnetiche. Dovremmo riappropriarci della capacità di percepirci al di là dei sensi convenzionali, attraverso la danza delle vibrazioni che continuamente si dispiegano in noi”. È proprio con lo scopo di riaffermare tale unicità che nel 2021 è nato il Premio In Limine che oggi assegniamo ad Ervin László con la speranza che la Scienza, abbia la capacità di aprirsi sempre di più alla filosofia, alla spiritualità, all’Arte in un meraviglioso percorso di comprensione ed espressione dell’Umanità e della Natura che è in noi.

Il Premio prende il suo nome dalla famosa poesia di Eugenio Montale “In limine” che aprendo la raccolta Ossi di Seppia allude a una vita chiusa in un cerchio immutabile, fra una rete di confine difficilmente valicabile e un viluppo di memorie, spente, che della vita segnano il continuo dissolversi. Forse, però ci dice il Poeta, un vento, un evento inaspettato ci porterà la salvezza, spingendoci oltre la “soglia”.

Anche per noi, oggi, in questo momento storico, sta forse per arrivare un nuovo vento che, spezzando la «rete» dell’asfittico riduzionismo che ci ha tenuti prigionieri per troppo tempo, ci proietterà in una nuova età in cui il pensiero creativo della cultura scientifica e quello della cultura umanistica si potranno unire. E questa nuova età Ervin László, prima di molti altri fisici e scienziati, l’ha annunciata prima di molti altri creando una perfetta sintesi tra discipline scientifiche e umanistiche.

Il suo pensiero infatti segue le tendenze della fisica moderna e unisce concetti fisici, biologici, psicologici e spirituali della realtà ma ha delle implicazioni rivoluzionarie. Egli afferma l’esistenza di un assoluto campo energetico virtuale che renderebbe l’universo più simile a un organismo vivente che a una roccia muta; un tutto che evolvendosi produce le condizioni per l’emergere della vita e della coscienza, un organismo con il quale bisogna imparare a vivere in sintonia.

L’universo, dunque, come un insieme dinamico, un campo di consapevolezza in cui tutte le sue componenti sono in un processo di evoluzione, di divenire. E l’umanità intera è parte di questo processo evolutivo. “Ogni cosa è interconnessa, tutti i processi, tutti i sistemi, tutta la vita, tutto è interdipendente” – spiega László – Oggi l’umanità è di fronte alla scelta fra lo sprofondare nel caos oppure evolvere verso una nuova moralità, verso una comunità globale, etica e sostenibile. In tutta la storia non vi è mai stato un momento più potente per compiere un cambiamento cruciale su scala mondiale”.

Per troppo tempo la dimensione interiore è rimasta indietro rispetto a quella esteriore. Ma oggi cominciamo a capire che anche la sfida per fronteggiare la crisi e le emergenze del nostro tempo non può prescindere dal promuovere l’evoluzione della coscienza. La nostra umanità, la nostra vera natura di esseri umani è quella di essere in continua relazione “entangled” con l’ambiente che ci circonda e con gli altri. Solo comprendendo la natura profonda di questa relazione potremo preservare dalla distruzione il mondo che ci ospita e costruire una società più umana, dove stare in armonia con se stessi, con gli altri e con l’ambiente fisico che ci circonda. Non dobbiamo insomma reimparare soltanto a prenderci cura dei boschi, dei fiumi, dell’atmosfera ma anche di noi stessi e del nostro ambiente interiore. Ed anche in questo campo che possiamo definire “ambientale” il professor László è stato un precursore La sua lunghissima carriera, di cui oggi in collaborazione con l’Assemblea Legislativa Emiliana gli rendiamo merito, evidenzia il suo ruolo di pioniere nel pensiero innovativo e di promotore attivo di un avvenire sostenibile e consapevole. Fondatore e presidente del Club di Budapest, László ha guidato per anni questa organizzazione internazionale nel suo intento di unire pensiero e azione attraverso principi etici e scientifici per affrontare sfide globali. È l’autore di molti libri e articoli che esplorano argomenti come la teoria del campo quantistico e il nuovo paradigma scientifico, contribuendo significativamente al dialogo tra scienza e spiritualità e sottolineando l’importanza di un approccio olistico nell’interpretazione dell’universo e del nostro ruolo al suo interno. Nel 2023 la sua adesione alla comunità di Atlas World segna un ulteriore passo nel suo impegno per la coscienza e la sostenibilità. Nella sua partecipazione agli Atlas Awards 2023, ha evidenziato la responsabilità unica della nostra generazione nel determinare il futuro dell’umanità.

La collaborazione con Atlas World offre a László una piattaforma significativa per influenzare il dibattito globale su sostenibilità, cambiamenti climatici e trasformazione culturale, fondendo rigore scientifico e intuizione spirituale. Infine, la sua presenza in Atlas World è un segno di speranza e ispirazione, promettendo un contributo rilevante alla costruzione di un futuro dove scienza e spiritualità collaborino per il bene dell’umanità e del pianeta. 

Ma non dimentichiamo il suo pluriennale impegno per la PACE per il quale ha ricevuto la nomination per il Premio Nobel per la Pace nel 2004 e 2005, un riconoscimento che sottolinea il suo impegno nella promozione della pace e sostenibilità tramite la scienza e l’educazione. László è stato onorato con numerosi premi, tra cui il Goi Award (Japan Peace Prize) nel 2001 e il Premio Assisi Mandir of Peace nel 2006, che testimoniano l’importanza del suo lavoro nel campo della pace e della sostenibilità globale.

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