Guidalberto Bormolini

“Premio Montale Fuori di Casa” Sezione Homo Viator a padre Guidalberto Bormolini

Il viaggio è la metafora più semplice per descrivere il cammino umano. Siamo tutti viaggiatori nella vita, ma solo alcuni si chiedono dove porti la strada, se abbia o no senso questa nostra esistenza.

Assai di più sono gli uomini che, come scrive Montale “non si voltano”, quelli che si accontentano di vivere e di credere che “la realtà sia quella che si vede”. Per il Premio Nobel ligure invece “tutte le immagini portano scritto: più in là”, rimandano cioè ad un mistero più grande, che trascende la realtà che ci circonda per rispondere ai grandi interrogativi sui significati della vita.

Scriveva il poeta Premio Nobel indiano Rabindranath Tagore “a lungo durerà il mio viaggio/ e lunga è la via da percorrere / …. il viandante deve bussare/ a molte porte straniere /per arrivare alla sua / e bisogna viaggiare /per tutti i mondi esteriori / per giungere infine al sacrario/più segreto all’interno del cuore…”

E padre Guidalberto Bormolini ha veramente viaggiato “tutti i mondi esteriori”: Dopo un lungo apprendistato come operaio in una falegnameria artigiana, ha intrapreso gli studi per imparare l’arte liutaria, nel contempo impegnandosi civilmente in difesa della Pace, della giustizia e dell’ecologia. Ha poi continuato il suo Viaggio terreno praticando la meditazione profonda sotto la guida di P. Gian Vittorio Cappelletto sino a maturare nel 1992 la decisione di consacrarsi e di entrare nella Comunità dei Ricostruttori nella preghiera, alla ricerca , come ha scritto R. Panikkar, di quel “archetipo monastico” che, attraverso il silenzio, la contemplazione e la meditazione portano ad un rapporto intimo con l’Assoluto; quell’Assoluto che, pur se silente, è presente in ogni essere umano. Ma la sua ricerca, il suo viaggio non si è fermato qui. Iscrittosi ai corsi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1998, ha conseguito il titolo di baccellierato e, proseguendo ancora gli studi, nel giugno del 2000 la licentia docendi in antropologia teologica presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale a Firenze. Poi, il 4 giugno del 2000 nella cattedrale di Arezzo, è stato ordinato sacerdote dal Card. Gualtiero Bassetti. 

E’ veramente un Homo Viator Padre Guidalberto Bormolini. La sua ricerca, il suo viaggio non è stato solo interiore, ma nella sua vita ha anche compiuto fisicamente viaggi/pellegrinaggi incontrando le principali comunità religiose della Terra Santa, Iran, Siria, Giordania, Egitto, Romania, Serbia e Montenegro, Armenia, Georgia, Turchia, India. E numerosi itinerari di ricerca nelle terre celtiche: Irlanda, Scozia, Francia del nord e nei principali monasteri europei. Tutto questo ha contribuito alla sua formazione nel campo del dialogo interreligioso perché, come il grande Panikkar, anche padre Bormolini considera la varietà delle religioni come sentieri che – diversi e distanti in partenza – conducono verso l’unica cima, in prossimità della quale essi tendono perciò ad unirsi: «A una certa altezza non vi sono più baratri; le vie si riuniscono oltre le valli». (R. Panikar). 

In riferimento a ciò è bene ricordare che l’indomani del Concilio Vaticano II (1962-1965), l’allora professor Joseph Ratzinger scriveva, in un’opera che ha conosciuto e conosce una straordinaria diffusione a partire dal 1968: «Una cosa ormai è chiara, la dimensione mistica del concetto di Dio, che dalle religioni dell’Asia perviene a noi come appello, deve contraddistinguere anche il nostro pensiero e la nostra fede» (Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2018, pp. 165-166). 

Un simile convincimento è stato ripreso anche di recente: «La religione cristiana si impoverisce drammaticamente quando perde lo sguardo mistico sulla vita. E l’Oriente può reinsegnare questo movimento e aiutare a recuperare questa sensibilità di cui l’Europa ha estremo bisogno» (C. Giaccardi-M. Magatti, La scommessa cattolica, Il Mulino, Bologna 2019, pp. 165-166).

Nell’ottica di una vera reciprocità, che scandisce ogni autentica esperienza umana, queste tradizioni provenienti da Paesi lontani, rilette, corrette e rivissute alla luce del Vangelo (cf Ad Gentes, 10/1109), acquistano un’ancor maggiore verità ed efficacia. Infatti non soltanto le creature, ma anche le culture, raggiungono la loro verità quando sono irraggiate dal Logos divino, principio di vita e di salvezza.

Quest’oggi dunque premiamo un mistico? Non solo.Premiamo un uomo che ha riversato l’amore per l’Assoluto che lo illumina, sugli altri uomini, il suo “prossimo”, verso i fratelli più deboli, più fragili. Guidalberto Bormolini dirige infatti la ricostruzione di luoghi abbandonati in varie zone d’Italia – partecipando manualmente ai lavori edili – per trasformarli in centri di spiritualità ed ambienti ecumenici secondo lo stile dei Ricostruttori nella preghiera, ma anche per conto di Tutto è Vita ETS.L’impresa più significativa è in atto in Toscana: la ricostruzione di un antico Borgo abbandonato immerso nel silenzio e nel verde, dove fare esperienze di vita spirituale e di una visione di cura integrale. Intorno alle dodici case abbandonate, ormai tutte quasi interamente ricostruite, ci sono boschi secolari di castagni che appaiono come veri e propri monumenti viventi. Le case diventeranno luogo di accoglienza e di cura, ma anche di accompagnamento al fine vita. Luoghi dove ritrovare la propria spiritualità lontano dai centri abitati, sperimentare e praticare l’Ecologia integrale, tanto sollecitata da papa Francesco, con l’Enciclica Laudato si’. Infine sarà luogo di creatività dove si potranno incontrare artisti e imparare a esprimersi. Ma soprattutto, ancora una volta, uno spazio di ritiro, immerso nelle bellezze della natura, alla ricerca della bellezza dentro di sé fino a incontrare la Fonte della Bellezza come insegna la Filocalia.

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