Giuliano Volpe

Viene assegnato il “Premio Montale Fuori di Casa” sezione Mediterraneo al Professor Giuliano Volpe, Professore ordinario di Metodologia della ricerca archeologica all’Università di Bari. 

Figura poliedrica e rilevante della cultura italiana, che ha messo il suo ingegno a servizio della archeologia e della tutela del patrimonio culturale del nostro paese.  

I suoi campi di ricerca archeologica spaziano dalla archeologia dell’età tardoantica e cristianizzazione delle città e delle campagne alle ville romane, all’archeologia subacquea, all’archeologia dei paesaggi, all’archeologia pubblica e al patrimonio culturale.

Ha dato il suo contributo assai significativo alla ricerca archeologica con oltre seicento pubblicazioni  scientifiche e ha diretto numerosi scavi archeologici in Italia e all’estero. Ha inoltre presieduto numerose cariche istituzionali rilevanti, fra le quali ricordiamo la Presidenza del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del MiBACT, dal 2014 al 2018. È stato inoltre presidente del CsBCP dal 2014 al 2018 e Rettore dell’Università di Foggia dal 2008 al 2013.

Con questo premio si intende in particolare premiare la sua visionarietà nel proporre con forza una concezione innovativa e dinamica di custodia e cura del patrimonio culturale attraverso il coinvolgimento di discipline integrate fra loro e l’utilizzo corale di tutte le risorse del territorio.  Visione innovativa che rimette al centro con determinazione il coinvolgimento della comunità, a tutti i livelli, e l’individuo nella sua funzione di custode primo del patrimonio culturale. In perfetta coerenza con lo spirito che anima i principi della Convenzione di Faro (sottoscritta dall’Italia nel 2013 e ratificata nel 2020) che ha introdotto il diritto, individuale e collettivo, al patrimonio culturale, affermando che ognuno può «trarre beneficio dal patrimonio culturale e contribuire al suo arricchimento» (art. 4). 

Giuliano Volpe immagina un’idea viva e dinamica di patrimonio culturale, lontana da un canone elitario di bene destinato a pochi, suggerisce un’idea di museo come organismo vivente, luogo della memoria pulsante da tramandare alle generazioni future, e propone di ripensare l’intero percorso formativo in ambito archeologico in funzione delle esigenze di professionalità future. La sua peculiare visione di cura e tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale lo ha condotto alla redazione di un Manifesto per i beni culturali. Vengono quindi premiati il coraggio del suo impegno civile e politico con cui ha presieduto a tutte le cariche istituzionali con assoluta dedizione e trasparenza e la passione viva con la quale si è dedicato all’insegnamento e alla ricerca.

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