Nella sua ultima opera, “Il lupo e l’agnello”( Fondazione casa dello spirito e delle arti, 2019), Guia Falk narra di un incontro immaginato tra San Francesco e Gengis Kan, due esseri apparentemente opposti, ma che per un mistero di coincidenze si incontrano. Un paradosso, dunque, ma in realtà lo stesso paradosso che vive in ogni essere umano: il bene e il male, l’ombra e la luce, il lupo e l’agnello, appunto. Nella prefazione Arnoldo Mosca Mondadori mostrando di conoscere bene l’autrice scrive: “in questo libro Guia parla della sua stessa anima”. Un’anima grande, capace di far convergere in se stessa la grazia di San Francesco e di comprendere in questa stessa grazia il mistero della storia”.
Sono partita da questo libro e dalla frase scritta da Arnoldo Mosca Mondadori – che fa parte della giuria del Premio Montale Fuori di Casa – per avvicinarmi poi alla lettura delle poesie di questa donna, rimanendo coinvolta per la sincerità con cui essa si svela a chi la legge. Anche in una piccola plaquette di due anni prima, “I Fiori della Beatitudine”, l’autrice si presentava al lettore con una immediatezza che raramente è dato trovare. Ascoltiamola: “Anni fa stavo attraversando un periodo di grande incertezza che mi procurava una enorme sofferenza. Rivolgendomi allora a Dio pensai: “ma perché bisogna soffrire così tanto?”. Come un laser mi attraversarono la mente le beatitudini di Gesù e di fronte a tanta misericordia e tanta bellezza scoppiai a piangere commossa. Ne avevo capito il senso ultimo! Sono passati 20 anni da quella folgorazione e nella vita si sono avvicendati periodi di ombre e di luce fino a giungere ad una pacificazione definitiva. C’è sempre la possibilità di ribaltare le diaboliche strategie del male in qualcosa di bello e di buono, di trasformare un ostacolo in un aiuto”.
Credo che proprio riflettendo su questa sua certezza che il male possa trasformarsi in qualcosa di bello e di buono, un ostacolo in un aiuto, sia nato in me il desiderio di premiare la Falck , perché la sua meditazione sulla vita va oltre se stessa, per rivolgersi a tutti noi, all’umanità intera che, se vuole salvarsi, è chiamata con urgenza ad un cambiamento di orizzonte, a trasformare il male in un aiuto per rinascere migliori come società e come esseri umani, specialmente oggi, dopo la tragedia del Covid 19. Ma affinché questo accada non basta ricostruire economicamente un tessuto sociale, serve che in esso entri un “più” di spiritualità. Quella stessa spiritualità a cui anche Papa Francesco si richiama quando decide di indire in questo 2020 un “anno speciale” di anniversario dell’enciclica di cinque anni fa “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre Terra”.
E questo perché la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede per davvero da parte nostra un “cambiamento di rotta”, affinché, come scrive il Papa: “la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultino inseparabili”. Il Premio Montale Fuori di Casa ha recepito questo messaggio e desidera dimostrarlo premiando per la poesia religiosa una donna, una poetessa, che, per la travagliata storia personale, ma anche per la profonda svolta che ha saputo dare alla sua vita, è un giusto testimonial di questo anno 2020.
Guia Falk, infatti, esponente di una delle famiglie più conosciute di Milano, dopo aver passato una sua personale saison a l’enfer – per dirla con Rimbaud – venti anni fa ha deciso di andare a vivere lontano dalla città e dal suo rumore, nella campagna toscana, a contatto con la Natura e “i sereni animali che avvicinano a Dio”(Saba). Lontana dal frastuono del mondo, finalmente in ascolto di se stessa, è così giunta alla poesia e ad una profonda riflessione mistica: una palingenesi, una vera e propria rinascita di cui anche il nostro mondo avrebbe tanto bisogno.
Procedendo a ritroso, per meglio conoscere la poesia della Falck nel suo sviluppo, troviamo nel 2015 il volume di aforismi “Divoratori di pace” (Lieto Colle) scritto a due mani con l’editore Alberto Casiraghi e introdotto ancora una volta da Arnoldo Mosca Mondadori, il quale scrive nella prefazione una frase molto significativa: “il cammino compiuto da Guia Falk verso Dio è quello stesso di ogni altro essere umano perché è la natura umana, è l’umanità che è affamata di Cristo. Non è la nostra intelligenza, non è la nostra mente, non sono i nostri calcoli, ma è la nostra natura abissale”.
Neppure nelle pagine di quest’opera Guia Falk si sconfessa: ci racconta infatti del suo profondo bisogno di autenticità in un mondo di maschere: “fame di vita in un mondo di maschere/si sono stancati tutti a recitare/e pochi sanno come si fa a essere autentici….…fuori dai binari prestabiliti/guida la vita una mano pulita/ il pensiero nuovo è l’unico luogo/in cui mi ritrovo/ e imparo”.
Affidandosi a “una mano pulita” la poetessa trova finalmente la sua strada nel fuggevole mondo dell’impermanente, del mistero che tutti ci avvolge “dove la nascita è un taglio troppo profondo” da superare. E si presentava a noi avendo ritrovato la fede in se stessa e in Dio la sua guida, come una creatura “ innocente e fluida”.
“… innocente e fluida / con un sé che mi guida/ in una terra di nessuno/ dove l’ultimo è il primo/ e il sangue di Cristo è vino”
Questa analisi che l’autrice stava facendo su se stessa aveva già raggiunto livelli di profonda sincerità nel 2013 nel volume “Compagna poesia”. Parlando di sé si presentava come una
adolescente tardiva
figlia del solo creato
e chiamata spesso matta
solo per aver osato
trasformar ogni disfatta
risponder ad ogni perché.
E ci avvisava, l’autrice di queste poesie, scrivendo che i suoi versi erano follie sensate. Termine coscientemente utilizzato, per dirci che, in quanto fedele di San Francesco, Lei si era messa sulla sua via; quella di una ricerca religiosa tutt’altro che ieratica, basata invece sulla follia di chi si comporta come un bambino, come un elemento della natura, finendo per scandalizzare i portatori della morale comune.
Ho danzato sulle note
di un Dio dolce, sommesso
senza chiedere permesso
e così voi mi amate.
Dite che mi è concesso
perché la follia è pura
una pura avventura
e danzo, non ho mai smesso
Se smettessi che sciagura
non si ferma l’infinito
lo indica il suo dito
si segue senza paura
Ecco vi ho avvertito
sono follie sensate.
Guia aveva capito che per comunicare con il mondo per lei era necessario scrivere poesie.
Comunicare con il mondo
è scrivere poesie
come sensate follie
che giungono dal profondo
e uso parole mie che abbiano un bel suono
che sia fruscio o tuono….
Alludendo alla sua storia personale ci diceva, allora, che qualunque successo potesse ottenere o qualunque sconfitta subire, per lei l’importante era non rivivere vecchia gloria, forse alludendo alla fama che il suo cognome porta con sé; fama effimera, di cui immagino avrebbe fatto volentieri: perchè Guia vuole rischiare, vincere o perdere da sola.
I colori d’una storia
Sono sempre mutevoli
Che io corra o scivoli
Non rivivo vecchia gloria
Non che questo mi consoli
ondeggio tra due estremi
come barca tra due remi
o corrente tra due poli
ogni giorno getto semi
per stare a questo mondo
conoscendo il mio fondo
ne ascolto i richiami
scultura a tuttotondo
leggera come l’aria
Una persona che si reinventa ogni giorno, ogni giorno leggera come l’aria, che sbaglia per imparare come fa ogni bambino.
Ciò che raccolgo semino
E sbaglio per imparare
Più sbaglio più so amare
Come fa ogni bambino
Che sa lasciarsi andare
Al senso d’odori misti.
Con le poesie della silloge “La legge dell’attimo” del 2011 (Lieto Colle) prefata dal poeta critico letterario Maurizio Cucchi, siamo all’inizio di questa avventura poetica, e della sua ricerca di Dio. In essa si avverte, come scrive Cucchi , già dalle prime pagine un sentimento di incompiutezza, di caducità, ma anche l’aspirazione a un ordine più alto che l’autrice ricerca nella fede in Dio “.. direi che la vita è respiro/ è dio che rivela la presenza”. Un’aspirazione al sacro e all’infinito che si fa più intensa nella terza parte della raccolta, nella sezione “Nel santo stupore”. Qui scrive l’autrice di se stessa: “Sono una cercatrice/ di fede/ e il mio setaccio è fino” E ancora: “Signore, ho aperto le mani/come ali di farfalle/e tu le hai trafitte”.
A lei, a questa “adolescente tardiva” che ha aperto le mani come farfalle per farle trafiggere del mistero divino, assegniamo il Premio Montale Fuori di Casa 2020 per la Poesia Religiosa.