Assai noto in Italia, non solo come scrittore, autore teatrale e televisivo, ma ancor più come giornalista, Michele Serra è un intellettuale ironico e sagace che, in linea con la “satura lanx”, la grande tradizione satirica del mondo latino, “castigat ridendo mores”, applicando lo strumento della satira, non solo al potere e alla politica (il che sarebbe fin troppo facile), ma anche alla società.
Le “Amache” che pubblica su Repubblica dal 2001 sono veri e propri “Sermones” oraziani, conversazioni raffinate, ironiche, che prendono spunto da casi della propria vita privata o da fatti di una certa rilevanza sociale. Serra li esamina alla luce della propria intelligente ironia talora cercando anche di trarne un insegnamento, in negativo o in positivo, ma senza però mai indulgere in alcuna forma di moralismo. In tono colloquiale riflette insieme ai suoi lettori, sui vizi morali e sociali della nostra società alla (spesso) vana ricerca in essa di quella “decenza quotidiana” che Montale considerava la più difficile delle virtù umane.
“Nessun dramma personale – scrive infatti – è tale da poter essere vomitato in faccia agli altri. Per quelli rimediabili, basta e avanza la commedia. Per quelli irrimediabili, in novecentonovantanove casi su mille è preferibile il silenzio. È più decente”.Anche Eugenio Montale con la sua raccolta in poesia-prosa, Satura, pubblicata ormai mezzo secolo fa, diede inizio ad una polemica satirica legata alle occasioni quotidiane, alla cronaca, indagata con un’ironia avversa alle “false mitologie” e alla mediocrità di massa. Forse anche per Montale come per Serra “La qualità è l’ossigeno che ci manca, e se l’Italia è in asfissia è perché da troppi anni respiriamo mediocrità”.