Riccardo Oldani

A Riccardo Oldani

il Premio Speciale Montale Fuori di Casa 2017 per la Letteratura Scientifica

Nel 1966 Eugenio Montale nel saggio Auto da fè (edito dal Saggiatore), pur dichiarando di “amare appassionatamente i propri tempi”, si pone in una dichiarata polemica nei confronti di alcuni aspetti della modernità, contro la meccanizzazione della vita e contro la teologia del progresso scientifico e tecnico.

La scienza, infatti, (così scrive in Peripatetici) “prescinde dall’uomo pur essendo fatta dall’uomo, che – e qui sta l’assurdo – vorrebbe conoscere altro da sé pur ignorando tutto di sé”.

Che sarà dunque dell’uomo nel futuro? Quale il suo rapporto con la scienza?

L’importante – secondo Montale – è di sapere se l’uomo sarà il padrone del suo avvenire o se l’avvenire sarà padrone dell’uomo. Tertium non datur. La prima ipotesi è il progresso, la seconda è la catastrofe”.

Lette oggi, le parole profetiche della critica montaliana risultano un valido invito a vivere con spirito critico il nostro tempo, facendo in modo che la tecnologia, strumento potente nelle mani dell’essere umano, non perda mai di vista l’aspetto etico.

Uno di coloro che si approcciano alle nuove tecnologie “ad occhi aperti” e con senso etico è Riccardo Oldani. Giornalista, membro dell’associazione italiana dei giornalisti scientifici (Swit), scrive di scienza e tecnologia su Focus, Nóva24 de Il Sole 24 Ore, BBC Scienze e ha scritto articoli di divulgazione su periodici come Quark, Airone, National Geographic Italia. Segue in particolare il tema del rapporto tra uomo e tecnologia, scrivendo di robotica e Industry 4.0 su riviste specializzate e curando il blog Noi e i Robot sul sito di Le Scienze, edizione italiana di Scientific American.

A Riccardo Oldani viene conferito il Premio Speciale Montale Fuori di Casa per la letteratura scientifica perché nei suoi libri, specie nell’ultimo Spaghetti robot (Codice edizioni) – vero e proprio viaggio nell’eccellenza della ricerca made in Italy, che sta trasformando in realtà quella che una volta si credeva una fantascienza popolata di robot operai, robot chirurghi, macchine intelligenti – si riscontra una visione antropocentrica ed etica della tecnologia e della robotica.

Lavorare in questo campo – scrive infatti Oldani nel suo libro – determina anche la presa di coscienza di questioni future e problemi che potrebbero condizionare lo sviluppo dei robot del domani. È vero, per esempio, che i robot rubano il posto di lavoro agli uomini? È lecito creare parti robotiche o strumenti in grado di potenziare le nostre forze e capacità, e di trasformarci in superuomini? O di trasformare in superuomini soltanto coloro che potranno permettersi una protesi robotica o un esoscheletro? È l’eterno dilemma dell’uomo-cyborg, metà essere vivente e metà macchina, di cui tanti filosofi e studiosi del comportamento hanno scritto”. Per parafrasare Montale, insomma, è fondamentale far sì che con la ricerca e con lo sviluppo tecnologico “non vada perduto il seme degli uomini che restano a occhi aperti e non si lasciano schiacciare nella massicciata collettiva” (Le magnifiche sorti).

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