Edizione 2018 – LA STORIA
“La storia non è magistra /di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve / a farla più vera e più giusta”
Questo ci dice Montale in Satura, nel libro che raccoglie la sua produzione poetica tra gli anni 1962-1970, il periodo storico del nascere e dell’affermarsi del neocapitalismo in Europa, quello del consumismo e delle lotte studentesche che, dopo essere nate nei campus universitari americani, investirono anche le Università europee. Montale in quegli anni era ormai da tempo collaboratore del Corriere della Sera e le sue parole avevano cominciato a raggiungere un pubblico di lettori ben più ampio di quello degli amanti della poesia. I suoi articoli di viaggio, apparsi sul quotidiano milanese e poi raccolti in “Fuori di Casa” ed i suoi saggi “in “Auto da fè”, erano oggetto di lettura e di discussione non più solo da parte un ristretto gruppo di intellettuali e critici letterari. Montale in quegli scritti stava, infatti, esaminando la società e ne metteva in luce le anomalie e le follie.
Eppure il suo pensiero più affilato e disincantato sulla Storia e sulla realtà, Montale lo affidò, nel ‘69, non ad una riflessione sul Corriere della Sera, ma a due famose liriche intitolate “La storia” e “Fanfara”. Non sono tra le più note e il grande pubblico forse non le conosce, tuttavia vale la pena di leggerle.
Cos’è la Storia per Montale? Certamente non è magistra vitae e neppure uno sgranarsi di avvenimenti che si possono spiegare con la ragione o che possono essere giustificati dalla stessa. La Storia non ha una direzione, non ha uno svolgimento né un progresso, è imprevedibile e senza senso, questo ci dice Montale. E neppure esistono per lui, così come per Leopardi, “magnifiche sorti e progressive”, e nessuna forma di provvidenzialismo.
L’uomo dalla Storia si deve aspettare tutto e il contrario di tutto. Nessuna fede né religiosa né politica, tantomeno il materialismo storico, che in quegli anni ancora dettava legge tra gli intellettuali di sinistra, è in grado di guidare il cammino dell’Umanità. Questo non significa tuttavia che l’Uomo debba “abiurare” alla sua Umanità, per diventare un “topo di chiavica”. Anzi è proprio nella sua capacità di resistere al non senso, all’assurdità della Storia, è grazie alla sua laica ragione, alla “decenza quotidiana” la più difficile delle virtù, che egli afferma la propria essenza di essere umano, che afferma se stesso.
Ed è proprio questo il tema che vorremmo trattare nel 2018, cinquant’anni dopo quel glorioso o nefasto 68 – a seconda delle prospettive – che in gran parte ha modificato il nostro modo di vivere e di pensare. È la Storia l’argomento al quale ispireremo i nostri incontri con i Premiati delle varie sezioni.
Per la Sezione Mediterraneo nel 2018 il focus sarà sulla Siria alla quale Montale ha dedicato pagine importanti nel suo libro “Fuori di Casa”.
Nella sezione Giornalismo chiederemo al nostro premiato che risposte dà la Politica alla situazione Politica italiana e mondiale. Non dimentichiamo infatti che anche Montale è stato in Parlamento come Senatore a vita. La guerra è ancora un’opzione possibile? Ed esistono “guerre progressiste?”
la guerra
quando sia progressista
perché invade
violenta non violenta
secondo accade
ma sia l’ultima
e lo è sempre
per sua costituzione
(Da “Fanfara” di Eugenio Montale)
La Storia
La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l’ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell’orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C’è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s’incontra l’ectoplasma
d’uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n’ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
(Da “Satura” di Eugenio Montale)