Fotografa, giornalista, scrittrice di viaggio, documentarista, attrice e regista teatrale Monika Bulaj ha seguito corsi di storia, di antropologia, di filosofia e di biblistica, donna quindi dall’ingegno multiforme, talento questo che la accomuna a Eugenio Montale. Con il grande premio Nobel condivide anche l’attrattiva per l’accuratezza dell’informazione, “il coraggio e la spregiudicatezza di esprimere il proprio punto di vista” che lei comunica attraverso le sue meravigliose e significative immagini “su luoghi e problemi” che da anni “sono al centro dell’inquietudine mondiale”. Così come il Poeta “del male di vivere” con le sue corrispondenze giornalistiche in Europa e in Medio Oriente ci ha dato “acute e intense informazioni su figure e cose”, anche Bulaj, attraverso i suoi scatti, coglie e testimonia in modo penetrante la realtà, il quotidiano e le contraddizioni delle popolazioni incontrate nel suo lungo viaggio. Un viaggio lungo anni dal Marocco all’Iran, dal Sudan all’Afghanistan, dall’India all’Europa dell’Est, toccando anche luoghi che non sono indicati sulle carte geografiche; con grande resistenza e passione condivide con le minoranze etniche e religiose, con i popoli nomadi, con i migranti, con i diseredati e con i profughi “la fatica, il freddo, la paura” per cogliere con l’obiettivo della sua Leica, spesso unica compagna di viaggio, il volto nascosto “dell’Altro”, nella dignità e nel mistero che sono propri di ogni essere umano. Per anni nei suoi viaggi in giro per il mondo è stata spinta dal desiderio di fissare le immagini “in quei posti della terra dove il sacro rompe i confini” tra ebrei, cristiani e musulmani, che insieme “pregano, mangiano, intonano canti”.
Le sue fotografie, accompagnate da appunti di viaggio, sono state esposte in mostre allestite in svariati Paesi e pubblicate su numerose riviste italiane ed estere, testimoniando così il suo reale interesse e la sua autentica partecipazione nei confronti di un’umanità spesso invisibile agli occhi degli altri. Queste immagini donano forti emozioni perché sono capaci di arrivare negli anfratti più profondi dell’animo umano, di portare alla luce la dignità di esseri umani dimenticati e di testimoniare le autentiche conseguenze dei conflitti.
I suoi straordinari documenti, in questo tempo grave, in cui la ragione sembra sconfitta, ci appaiono uno dei rari mezzi per toccare il cuore, affinché, aldilà di ogni retorica, si riscoprano dentro ognuno di noi quei valori di Pace, di tolleranza e di accoglienza che ci possono far giungere disarmati ad assaporare davvero la relazione con una “ritrovata Umanità”.