Rosellina Archinto

Rosellina Archinto è da più di mezzo secolo, prima ancora che un’imprenditrice di successo nel difficile campo dell’Editoria, una vera e propria “promotrice di cultura”, cui si devono libri considerati veri e propri classici, che non smettono di stupire sia per il loro valore artistico sia per quello “civile”.

Nel 1966 fonda la casa editrice Emme Edizioni, dedicata a un pubblico infantile, con volumi capaci di coniugare qualità visiva e contenuti, nel tempo in cui la letteratura per ragazzi in Italia veniva ancora considerata come cosa minore. A Rosellina Archinto è riconosciuto il merito di aver chiamato alcuni dei più grandi disegnatori stranieri ancora quasi sconosciuti nel nostro Paese, come Maurice Sendak, Leo Lionni, Tomi Ungerer, Eric Carle, Guillermo Mordillo e molti altri, contemporaneamente lanciando nel mondo illustratori italiani come Enzo e Iela Mari, Bruno Munari, Emanuele Luzzati, Flavio Costantini.

Nel 1985 dà poi vita ad Archinto, nel cui catalogo svettano grandi autori, da Rilke a Mann, da Gide a Wittgenstein, da Montale a Quasimodo. Casa editrice che si connota, soprattutto, per la particolare ricerca di epistolari e carteggi, lettere d’amore e di viaggio di artisti, musicisti e autori delle letterature di ogni parte del mondo. Accanto, scorre anche la linea saggistica di critici letterari e grandi firme internazionali da Bonnefoy a Briganti, da Manguel a Capote.

Nel 1999 nasce la Babalibri – ora diretta dalla figlia Francesca – in co-edizione con l’école des loisirs, affermata casa editrice francese specializzata in letteratura per l’infanzia.

A Rosellina Archinto dobbiamo dunque l’attenzione a veri e propri classici come Proust e Baudelaire, universalmente amati, ma anche la volontà di far conoscere al pubblico, con gli epistolari, la sfera più intima dei protagonisti della cultura mondiale, siano essi artisti, poeti, letterati, scienziati, musicisti, nella convinzione che proprio nelle lettere essi si consegnino a noi senza infingimenti.

Sottolineo a questo proposito due volumi montalini pubblicati da Archinto, a diciassette anni di distanza, che hanno in Eugenio Montale il loro fulcro: nel 2003 Caro Maestro e Amico. Lettere a Valery Larbaud (1926 -1937), nel 2021 Divinità in incognito. Lettere a Margherita Dalmati (1956-1974). Due libri fondamentali per comprendere gli studi, la cultura, la personalità dello scrittore, poeta e saggista ligure, Premio Nobel 1975. 

Nel primo, Montale, trentenne ancora incerto, alla ricerca di se stesso e di uno spazio nella letteratura contemporanea, intrattiene con un quarantaseienne Larbaud, affermato “homme de lettres”, “critique sevère” e “écrivain raffiné”, un carteggio nel quale si delinea il profilo del poeta di Ossi di seppia, la cui prima edizione del 1925 Montale invia al Maestro e Amico, «all’ultimo scrittore francese – confesserà nel ’74 – che ho veramente amato».

A colpire nell’epistolario, Divinità in incognito, è l’estrema confidenza che lega Montale a Margherita Dalmati, in forza della quale egli mette a nudo senza riserve la propria natura più autentica, scabra e riservata, svelando anche all’amata, le proprie manie, ossessioni, fragilità.

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