Cos’è la Bellezza? In tanti nei secoli hanno provato a definirla senza riuscirci. Albrecht Dürer dopo essersi a lungo interrogato su cosa fosse ha scritto con sincerità:
«Cosa sia la bellezza, non lo so».
La Bellezza sembra infatti sfuggire a ogni definizione; è sicuramente per questo che risulta parente stretta dell’infinito. Questo pensiero di Giulio Guarini, che abbina il mistero della Bellezza a quello dell’Infinito, può forse spiegare il perché del Premio che oggi assegniamo a Giovanni Gazzaneo, ideatore e curatore di “Luoghi dell’infinito”, rivista che nella bellezza ha la sua stella polare.
“Luoghi dell’Infinito” ha una lunga storia. Nasce nel 1988, quando la Compagnia di San Paolo del Cardinal Ferrari chiede a Giovanni Gazzaneo, neolaureato in filosofia all’Università Cattolica, di ideare una rivista di turismo religioso e culturale, la prima nel suo genere.
Quella prima esperienza editoriale durò quattro anni. Poi rinacque nel 1997. Allora Gazzaneo era vicecapo degli Interni di “Avvenire” e il direttore Dino Boffo gli chiese, su richiesta della Conferenza episcopale italiana, un progetto per una rivista che doveva accompagnare i lettori fino al grande Giubileo del Duemila.
La rivista, come vediamo, è andata ben oltre quello spazio temporale: è giunta al ventisettesimo anno di edizione e vede all’orizzonte il traguardo dei 300 numeri.
Sono due i poli di “Luoghi dell’Infinito”: il primo è la ricerca della bellezza, non come puro fattore estetico ma come racconto, in testi e immagini, della bellezza della Natura e della bellezza generata dall’uomo, in particolare per esprimere il senso religioso; il secondo polo è essere spazio di dialogo e di incontro tra culture e fedi diverse.
Scrive Giovanni Gazzaneo: «“Luoghi dell’Infinito” vuole raccontare lo splendore dell’essere, lo splendore del Creato e della bellezza che l’uomo ha saputo generare nei millenni. In particolare la bellezza generata dalla fede. Perché l’annuncio cristiano, fin dai tempi delle catacombe, ha avuto bisogno non solo di essere detto, ma di essere visto, e questo grazie all’Incarnazione. La bellezza è il volto più autentico dell’essere. È fragile, richiede cura, amore, dedizione. Ed è insieme potente, la bellezza del Creato e la bellezza delle arti ci avvicinano a Dio. E l’arte cristiana abbraccia tutto, il dolore e la gioia, il crocefisso e il risorto… Il racconto di “Luoghi dell’Infinito” è sempre nel segno del dialogo, dialogo tra i saperi, dialogo tra personalità anche lontane per sensibilità, cultura, credo religioso».
“Luoghi dell’Infinito”, come ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dei vent’anni della rivista, è appunto «spazio di dialogo e conoscenza, anche grazie al contributo di grandi firme. Il dialogo tra culture e religioni diverse contribuisce ad alimentare la pace e la speranza».
Una Rivista di altissimo livello, che, come scrive il cardinale Gianfranco Ravasi, «si è da sempre affidata a una qualità che può essere senza esitazione rubricata sotto la categoria della bellezza. Essa brilla in ogni pagina patinata dell’intera raccolta dei fascicoli distribuiti nei vari mesi, soprattutto attraverso la straordinaria sequenza iconografica che intarsia i testi degli articoli».
E di altissima qualità è anche il Comitato scientifico di “Luoghi dell’Infinito” che, oltre al cardinale Ravasi, presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura, annovera personalità come la scrittrice Antonia Arslan, gli storici dell’arte Timothy Verdon e Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani, lo storico medievista Franco Cardini, i teologi Enzo Bianchi e Pierangelo Sequeri, la storica dell’architettura Maria Antonietta Crippa, l’accademico dei Lincei Cosimo Damiano Fonseca, gli architetti Mario Botta e Paolo Portoghesi, il poeta Guido Oldani.
Ogni mese “Luoghi dell’Infinito” ci propone monografie su grandi temi (il silenzio, il restauro, il mecenatismo, il Grand tour, la guerra e la pace, lo sguardo, l’Italia d’autore…) o grandi figure (prima di Manzoni, sant’Agostino, Dante, san Domenico, Paolo VI, Giovanni Paolo II…) e insieme itinerari storico-artistici che abbracciano templi, cattedrali, abbazie, santuari, opere d’arte, dalle civiltà antiche a quelle moderne. Un grande viaggio nell’arte e nella spiritualità, che invita al dialogo tra culture e religioni diverse, ma anche nella bellezza della natura. E le immagini fotografiche sono esse stesse un’opera d’arte, mostrano la grandezza dello sguardo di chi le realizza ma anche la grande cura di chi le sceglie.
Negli anni sono state moltissime le grandi firme, spesso legate da profonda amicizia con Gazzaneo, che hanno offerto il loro prezioso contribuito a “Luoghi dell’Infinito”, oltre i già citati componenti del comitato scientifico ricordiamo: poeti, come Mario Luzi, Giovanni Raboni, Alda Merini, Roberta Dapunt, Davide Rondoni, Roberto Mussapi; storici dell’arte come Vittorio Sgarbi, Flavio Caroli, Philippe Daverio, Marco Bona Castellotti; scrittori quali Dominique Lapierre, Eraldo Affinati, Erri De Luca, Ferdinando Camon; cardinali come Carlo Maria Martini, Roger Etchegaray, Angelo Scola, Tomas Spidlik, Giuseppe Betori, Stanislaw Dziwisz, Loris Capovilla, Giuseppe Bassetti; gli architetti Mario Cucinella e Richard Meier; i sociologi Marc Augé e Zygmunt Bauman; i teologi Ermes Ronchi e Bruno Forte; i filosofi Roger Scruton, Sergio Givone, Stanislaw Grygiel e Silvano Petrosino; artisti come Luciana Savignano, Giovanni Lindo Ferretti, Arnaldo Pomodoro, Omar Galliani, Massimo Lippi, Giuliano Vangi; l’archeologo Michele Piccirillo, l’astronauta Umberto Guidoni e infine personalità come l’Abbé Pierre, i registi Ermanno Olmi e Krzysztof Zanussi, i maestri Ramin Bahrami, Luciano Chailly, Carlo Maria Giulini…
Grandi autori anche per la fotografia: Steve McCurry, Mimmo Jodice, Elio Ciol, Pepi Merisio, Nick Brandt, Franco Fontana, Luca Campigotto, Sebastião Ribeiro Salgado, Marco Paoli…
Dice Gazzaneo: «Il segreto di “Luoghi dell’Infinito” ricorda quello del grande chef: la conoscenza degli ingredienti e insieme il saperli dosare perché il gusto possa scoprire un sapore antico e nuovo insieme e ne resti affascinato. Ma potremmo anche pensare anche al bravo compositore… Il segreto di “Luoghi” è la polifonia: la capacità di offrire attraverso sguardi diversi, che dialogano tra loro, una nuova prospettiva non solo sul mondo ma su noi stessi, che ci porti a guardare dentro di noi e, allo stesso tempo, sempre più lontano, nella consapevolezza che l’Infinito ci è vicino, così vicino da abitare in noi».
Giovanni Gazzaneo – che è anche presidente e ideatore di Crocevia, una fondazione che dal 2005 si occupa in particolare di promuovere il dialogo tra arte e sacro – viene inoltre premiato per le tante iniziative promosse in ambito culturale (concerti, eventi teatrali e di poesia, convegni, concorsi rivolti ai ragazzi e ai giovani…) e per le trenta monografie dedicate ad artisti e fotografi che ha curato in questi ultimi vent’anni (la gran parte a corredo di importanti mostre). Vogliamo ricordare il catalogo ragionato dell’opera sacra di Giorgio De Chirico, curato insieme a Elena Pontiggia ed edito da Silvana: la prima opera che si è occupata a livello scientifico di questo aspetto così importante dell’arte del Pictor Optimus. Ricordiamo anche le grandi monografie dedicate a William Congdon, Omar Galliani, Pepi Merisio ed Elio Ciol e i volumi su Botticelli, Bellini, Longaretti, Mattioli, Messina, Longaretti, Safet Zec…
Infine Gazzaneo ha contribuito, con la Fondazione, a rieditare testi di grande valore, che da decenni erano introvabili sul mercato librario, come “Arte e Scolastica” di Jacques Maritain.
Un brano della lettera agli artisti di Giovanni Paolo II è all’origine di Crocevia. Scriveva il santo papa: «La bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene […]. C’è dunque un’etica, anzi una “spiritualità” del servizio artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo». A questa vita e a questa rinascita “Luoghi dell’Infinito” e Fondazione Crocevia sono profondamente legati.
Vorrei concludere con una frase di Giovanni Gazzaneo. Dice: «La bellezza è nello sguardo. Lo sguardo della madre per il suo bimbo. Lo sguardo dell’amata per l’amato. Vedere col cuore è cogliere una bellezza che altrimenti ci è preclusa, perché la bellezza autentica è sempre oltre il puro apparire. La bellezza sa inabissarsi nel profondo, abita le radici del nostro stesso essere: è l’immagine divina di cui siamo fatti.
Lo sguardo sul mistero – in noi, e infinitamente oltre noi – è all’origine delle più grandi avventure della storia: la religione, l’arte, la filosofia. Fin dai suoi albori l’umanità ha voluto offrire la grande bellezza al divino mistero. Dai templi dell’antica Grecia alle cattedrali, la fede ha dato spazio e colore al sacro. In questo senso la fede genera bellezza, e lo fa in una duplice declinazione: la bellezza di pietra e di colore; la bellezza della santità. Un abbraccio di vita e arte, che assume con l’Incarnazione uno statuto di sacralità sconosciuto alle altre religioni, un canto ininterrotto per duemila anni che ha dato un volto santo alla storia e al paesaggio. Per Simone Weil: “In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro e autentico del bello, c’è realmente la presenza di Dio. C’è come un’incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentabile che l’incarnazione è possibile”».
A Giovanni Gazzaneo viene assegnato il Premio Montale Fuori di Casa per la sua interpretazione dei valori spirituali nella storia della letteratura, del pensiero, dell’arte