Insegnante, ricercatrice della comunicazione didattica, studiosa della poesia nordamericana, soprattutto infaticabile lettrice, Sonia Vatteroni ha accumulato una esperienza di vita e di linguaggio espressivo, che l’ha infine portata a pubblicare poesie, caratterizzate da una poetica definita, originale, matura fin dalla prima raccolta (Pongasie del 2016).
Vatteroni ama misurarsi con le condizioni esistenziali critiche, quelle che la vita impone a ciascuno di noi e quelle che la storia impone ai più indifesi e alle moltitudini di coloro che definiamo come ultimi del mondo. Lo fa amalgamando immagini e riflessioni sempre con grande e coinvolgente efficacia, e alternando versi metrici a versi liberi che si susseguono in perfetta coerenza col contenuto e con uno stile che non ammette approssimazioni: così ogni parola risulta incastonata in una costruzione incontestabile.
Ma c’è di più ed è originalità vera: le liriche della nostra poetessa sono percorse da una tensione espressiva e poetica continua, che non conosce soste. Quasi ogni suo verso, infatti, è portatore di un’idea poetica che vede spremere da ogni termine significati talora inattesi. E’ perciò difficile trovare nella sua produzione versi che abbiamo una mera funzione descrittiva o narrativa.
E arriviamo a “Un Quarto di Secondo” l’ultima raccolta, in parte dedicata al rapporto con i “suoi” grandi poeti americani, in altra e maggiore parte alle condizioni umane di cui, come detto, sempre si è occupata. Nell’occasione ci ripropone anche qualche lirica ben anteriore a dimostrazione dell’attualità della sua prima produzione. Un quarto di secondo è il tempo breve che Vatteroni assume come durata dell’effimero presente: breve, è vero, ma non troppo da soffocare la riflessione. Un quarto di secondo, non è il lampo, il millesimo di secondo caro ai futuristi per bloccare il movimento frenetico del nuovo mondo e delle sue macchine. Un quarto è il tempo di una posa, quando si deve stare fermi, collaborando con l’osservatore nell’intento di rendere un’immagine veritiera e intimamente profonda. Un tempo nel quale si può riflettere e magari pentirsi. Un quarto di secondo è insomma un tempo “umano” ed è per questo che Sonia Vatteroni ce lo propone per una comune riflessione sull’implacabile presente e su ogni altro tempo della nostra esistenza.