Venanzio Postiglione, vice direttore del Corriere della Sera, è esponente di spicco di un giornalismo che non dimentica la grande tradizione letteraria che ha caratterizzato, nel secolo XX, alcuni quotidiani storici come il Corriere della Sera che, fra suoi collaboratori e redattori, annovera letterati come Eugenio Montale e Dino Buzzati.
Nutrito in famiglia del valore della Cultura, figlio di uno storico docente di latino e greco come il professor Anacleto Postiglione, fin da ragazzo il sogno di Venanzio Postiglione è stato quello di raccontare il mondo. Dopo la maturità classica ottenuta con 60/60, la laurea in Giurisprudenza con 110 e lode e una tesi sul Diritto all’informazione, a 20 anni vince il concorso del Corriere della Sera e a 22 anni è assunto in via Solferino dove, un passo alla volta, ha percorso, grazie alla sua passione e al talento, il cursus honorum della professione giornalistica: da stagista a vice direttore, da cronista ad editorialista.
Premiato nel 2000 dagli Amici di Milano, con targa della Presidenza della Repubblica, come miglior giovane giornalista, al Corriere della Sera segue, da sempre, l’arrivo, la formazione e i percorsi dei colleghi più giovani con l’obiettivo di “restituire qualcosa”.
Nel 2006 fonda la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” dell’università Statale per ridare un senso e un futuro alla professione. Gli ex allievi sono nei maggiori media italiani: la nuova generazione dell’informazione. Una difesa del giornalismo che guarda all’avvenire e non solo al passato: studio, competenza, senso delle regole, affidabilità delle fonti, qualità assoluta anche sul digitale.
Venanzio Postiglione ci dice che chi sa, chi conosce, ha più chance di restare indipendente e di raggiungere i traguardi.
Il premio Montale va quindi oggi, in perfetta rispondenza al tema ispiratore del Premio Montale Fuori di casa 2019 “I Giovani”, ad un giornalista libero che crede nei giovani, quindi nel futuro.